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MI PRESENTO A MODO MIO

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Nasco a Genova da papà pugliese, maresciallo della Guardia di Finanza, e mamma siciliana, casalinga. Una famiglia normale insomma in cui fin da piccolo dimostro una dote innata per dare fastidi: imito infatti con insistenza i parenti del sud e gli amici di famiglia. Come risultato, a Natale, la mia famiglia non riceve auguri.

A 26 anni, contro ogni aspettativa, succede l'imprevedibile: mi laureo in Ingegneria Elettronica col massimo dei voti. Così mi trasferisco a Milano in cerca di fortuna. Trovo invece un lavoro in una grossa società di consulenza americana e un monolocale in zona Bonola, e non consiglio entrambi a nessuno.


Conduco in quegli anni una vita in cui l'unica soddisfazione professionale è pagare la spesa coi ticket restaurant, così, per dare un po’ di colore alla mia monotona permanenza nella capitale degli happy hour e invece che lottare al buffet per un piatto di riso con le olive, decido di intrattenere i miei colleghi imitando i nostri capi, immemore dei danni causati durante l'infanzia dallo stesso vizio. Dopo qualche anno, e parecchi euro persi in aperitivi (lí non accettavano i ticket restaurant), arrivo alla conclusione che per esprimermi artisticamente l’happy hour non fosse il posto più adatto.

Provo ad esibirmi in ufficio, ma i capi non gradiscono e la mia carriera subisce stranamente una drammatica battuta di arresto. Allora un giorno decido di provare ad esibirmi in metropolitana, ma quel giorno è un venerdì, e c’è sciopero dei trasporti a sorpresa. A quel punto, dopo aver provato a percorrere la via del successo nel modo che mi contraddistingue, e cioè il più superficiale possibile, vengo spinto dal mio padrone di casa, preoccupato per il mio futuro professionale, a cui erano direttamente legate le rate mensili dell’affitto, ad iscrivermi a una scuola di teatro.

Lí dopo 6 mesi di scuola, al momento di pagare la rata successiva, il direttore della scuola rifiuta i miei soldi, perchè, cito le parole “non siamo adatti a te, qui facciamo un percorso introspettivo di ricerca attoriale, tu vuoi solo far ridere”. Avendo capito solo la seconda parte della frase capisco che ha ragione e vado a studiare improvvisazione comica. Siccome mi veniva bene, mi suggeriscono di trascrivere le improvvisazioni su carta. Con le trascrizioni in tasca, comincio a bazzicare i locali di cabaret di Milano fino a quando mi fanno salire sul palco. Ci prendo gusto, forse un po' troppo, perché dopo un paio di anni finisco in TV a Zelig vestito coi pantaloni muccati a ballare "Essiamonoi essiamonoi". Proprio quando mi convinco di essere un perfetto idiota, tutta Italia comincia questa volta a imitare me e i miei tormentoni. Purtroppo per questo Paese, da quel momento il mondo dello spettacolo non si libera più di me. Mi invitano perfino a Sanremo.

 

Oggi faccio TV, Teatro, Cinema e conduco un mio show radiofonico di successo e purtroppo per questo Paese non ho nessuna intenzione di smettere. Ho pure uno spettacolo comico totalmente in inglese in cui insegno agli stranieri come si diventa italiani e sono la testimonianza di come in Italia al giorno d’oggi, anche per fare il deficente, il diploma non basti.

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